I grandi protagonisti della storia umana hanno vissuto vite intense e fuori da ogni schema. Per questi personaggi, che hanno plasmato il mondo grazie a forza, spirito e intelligenza fuori dal comune, ci aspettiamo che dal principio alla fine la loro esistenza si sia divisa tra mito e realtà. Spesso però ci dimentichiamo che, come ogni uomo, anche la loro vita non sia stata contornata solo da grandi ed epiche gesta, ma anche da eventi passati in sordina rispetto alla loro stessa grandiosità. Sicuramente ci colpisce come ,in maniera tutt’altro che leggendaria, alcuni dei più illustri protagonisti della storia si siano congedati da questo mondo. Alessandro Magno fu con ogni probabilità ucciso dall’abuso di alcool; Siddharta Gautama, ai più noto come il Buddha, morì ingerendo una zuppa accidentalmente preparata con funghi velenosi; Federico il Barbarossa, dopo essere sopravvissuto a mille battaglie, morì cadendo da cavallo. Napoleone Bonaparte, che mise in ginocchio l’intera Europa continentale, fu ucciso, secondo accreditate teorie, da un nemico a dir poco inaspettato, la carta da parati della sua stanza sull’isola di Sant’Elena. Qui entra in gioco la chimica in maniera così fantasiosa che ci sono voluti due secoli prima di avanzare le ipotesi che qui vi propongo.
La morte di Napoleone, quel lontano 5 maggio 1821, è sempre stata avvolta nel mistero ed al centro di una fitta trama di complotti e segreti. C’è chi vedeva gli inglesi dietro la scomparsa del condottiero corso, c’è chi intravvedeva una vendetta d’amore, chi un semplice e tragico incidente. Per far luce sul mistero nel 2007 furono condotte attente analisi chimiche sui resti dell’Imperatore dei Francesi custoditi all’Hotel des Invalides a Parigi. Dalle analisi emerse che Napoleone fosse morto con una concentrazione di Arsenico decisamente oltre i limiti di tossicità. Ma da dove arrivò l’arsenico?
Tutto cominciò nella seconda metà del XVIII secolo, quando Carl Wilhelm Scheele, chimico e farmacista svedese scopritore, tra le altre cose, di svariati elementi della tavola periodica, formulò un pigmento di un bel verde smeraldo, l’arsenito di rame, meglio noto come verde di Scheele. Questo pigmento migliorava enormemente la qualità e resistenza del colore rispetto ai pigmenti in uso all’epoca, ecco perché ebbe grande successo e, complice la nascente rivoluzione industriale, cominciò ad essere prodotto in larga scala per colorare candele, carte da parati, addirittura giocattoli per bambini e tele di artisti in tutta Europa.
Purtroppo nessuno sapeva che il verde di Scheele in presenza di alcuni tipi di funghi, che si sviluppano come muffe in ambienti umidi e poche ventilati (più o meno gli interni di qualsiasi edificio all’inizio del ‘800!), si decompone liberando arsina, la quale è un composto chimico estremamente tossico per l’uomo, dato che tende a legare l’emoglobina nel sangue accelerando l’emolisi (la distruzione) dei globuli rossi.
E’ plausibile che una parte della residenza di Napoleone, l’unica sicuramente sull’isola che meritasse della carta da parati, fosse stata decorata con del bel verde di Scheele, che era all’epoca dei fatti l’ultima tendenza in fatto di colorazioni. Il mix letale di caldo e umidità, tipici dei climi tropicali, fece sì che si sviluppassero muffe in grado di metabolizzare il pigmento e liberare la letale arsina, che diede il colpo di grazia a colui che piegò al suo volere due secoli e le sorti di un continente intero.
Ad ogni modo, si tratta di un’ipotesi e alcuni studiosi ritengono che gli alti livelli di arsenico presenti sui capelli di Napoleone fossero legati a dei tonici per capelli che, all’epoca, contenenevano arsenico. Le uniche certezze restano quelle legate al fatto che il generale francese sia morto per un cancro allo stomaco. Quali siano le cause scatenanti è ancora oggi motivo di dibattito tra la comunità di storici e scienziati.
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