Che aria respiriamo?

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Se aveste una società con necessità di risanare il proprio bilancio dove iniziereste a tagliare le spese?

Da una voce di 10 €uro, o da una di 1000 €uro? Molto probabilmente cerchereste di ridurre la voce da 1000 €uro! Allo stesso modo, se si vogliono abbattere i livelli di inquinamento di una città i nemici da sconfiggere sono quelli che emettono in atmosfera più sostanze inquinanti, rispetto a quelli il cui contributo è limitato. Quali sono quindi queste sorgenti?

L'inquinamento atmosferico nelle città è diminuito, ma le emissioni dalla combustione di biomasse legnose (pellet) sono aumentate vertiginosamente
L’inquinamento atmosferico nelle città è diminuito, ma le emissioni dalla combustione di biomasse legnose (pellet) sono aumentate vertiginosamente

Per capirlo, abbiamo studiato il nuovo rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) che ha evidenziato i trend di emissioni di sostanze nocive dal 1990 al 2013.

Cominciamo dalle buone notizie! Va detto anzitutto che le emissioni di molti inquinanti principali sono drasticamente calate nell’ultimo ventennio soprattutto per quanto riguarda gli ossidi di zolfo (-90%) e gli ossidi di azoto (-60%), i cui valori al 2013 sono ampiamente al di sotto di quelli massimi indicati dall’Unione Europea. Questo è stato possibile soprattutto grazie alla progressiva scelta di abbandonare combustibili “sporchi” come carbone e petrolio in favore del gas naturale. Ed è proprio questo cambio di rotta, unito ad un maggiore ricorso alle energie rinnovabili, che ha contribuito al netto abbattimento delle emissioni di questi gas. Trend simili sono apprezzabili anche per quanto riguarda le emissioni di monossido di carbonio (complessivamente -63%), per quanto il rapporto metta in evidenza un vertiginoso aumento relativo alle emissioni associate alla combustione di biomassa legnosa (+303% dal 1990) legata anche al riscaldamento domestico.

È proprio quest’ultimo incremento ad aver in un certo senso vanificato anche la netta riduzione di particolato fine (PM 2,5) derivante dal traffico veicolare. Il rapporto VIIAS sostiene che: “accanto alla riduzione delle emissioni da trasporto su strada si evidenzia la crescita delle emissioni da riscaldamento, sostenute essenzialmente dall’incremento della combustione di biomassa legnosa nel settore domestico. Al 2012 lo share del settore riscaldamento sul totale delle emissioni si attesta nell’intorno del 50%.”. Il PM 2,5 causa, come stima il sopracitato rapporto, un calo dell’aspettativa di vita nei centri urbani di 1 anno e 5 mesi causando per lo più decessi legati a patologie cardiovascolari e respiratorie. La combustione di biomasse legnose determina altresì un aumento di emissioni di diossine in atmosfera con un peso complessivo prossimo al 50% delle emissioni totali. Un discorso analogo può essere fatto per l’emissione di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) il cui contributo da parte della combustione di biomasse legnose per il riscaldamento domestico è aumentato del 338% in 23 anni e, nel 2013, pesava per il 73% del totale.

In conclusione, l’analisi Viias (insieme al rapporto ISPRA) individua nella combustione di biomasse per il riscaldamento (principalmente legno e pellet) e negli scarichi dei veicoli Diesel i due principali bersagli verso cui indirizzare nuove misure preventive. In effetti, anche la combustione di biomasse è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l’esposizione al particolato. La domanda quindi può sorgere spontanea: avete mai visto un comitato ambientalista battersi contro la combustione di biomasse allo stesso modo con cui si oppone alla costruzione di impianti di termovalorizzazione? Impianti, questi ultimi che, stando ai dati del 2013, emettono 17 volte meno diossine, 10 volte meno idrocarburi policiclici aromatici e 57 volte meno PM 2,5 rispetto alla totalità degli impianti di riscaldamento domestico. Quindi, chi inquina veramente?

Tabella riassuntiva emissioni di gas inquinanti su dati ISPRA (rapporto 223/2015)
Tabella riassuntiva emissioni di gas inquinanti su dati ISPRA (rapporto 223/2015)
Informazioni su François Burgay 43 Articoli
Dottorato di ricerca in Scienza e Gestione dei Cambiamenti Climatici presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e laureato in Chimica dell'Ambiente presso l'Università di Torino ha da sempre la passione per la divulgazione della scienza e della chimica in particolare. Attualmente lavoro come ricercatore presso il Paul Scherrer Institut, in Svizzera

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